L'angelo della finestra d'Occidente di Gustav Meyrink
L'angelo della finestra d'Occidente di Gustav Meyrink
Nell’Angelo della finestra d’Occidente Meyrink inscena la biografia di un alchimista realmente vissuto – quel John Dee che fu matematico e cultore di discipline ermetiche, magiche e astrologiche sotto il regno di Elisabetta I d’Inghilterra –, ma in modo da evocare gli stadi di un vero e proprio processo alchemico in cui morte e rinascita sono momenti progressivi per accedere all’autentica conoscenza. Così, quando John Dee si ridesta nell’ultimo discendente della sua stirpe, il barone Müller, intorno a costui riappaiono le forze e i personaggi che, già secoli prima, avevano aiutato o ostacolato l’antenato nella ricerca della Pietra filosofale. In un fatale gioco di sdoppiamenti il barone Müller rivive l’arresto di John Dee nella Torre di Londra, la liberazione ad opera di un’Elisabetta non ancora regina, gli esperimenti condotti insieme a Edward Kelley (emissario in terra dell’angelo della finestra d’Occidente), la fuga dall’Inghilterra e l’ospitalità dell’imperatore Rodolfo in Boemia.
Ma la via alchemica può compiersi solo attraverso la conquista della «donna occulta», la Regina dei filosofi. Che non sarà Elisabetta, posseduta per violenza d’incantesimo da John Dee, né la principessa Assja Chotokalungin, dai gialli occhi di pantera, bramata fino all’odio dal barone Müller, ma un’ulteriore, ancor più misteriosa figura.